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domenica 19 ottobre 2014

La Maledizione di Jacqueline Montarri





Quando Ekaterina ebbe terminato la sua coinvolgente danza la musica smise di suonare attorno al fuoco del campo Vistani nei pressi di Vallaki. La Raunie, Madame Janette, lasciò che la giovane e splendida gitana prendesse i dovuti applausi per la sua esibizione e poi alzò la mano ponendo fine al momento della Prastonata.
Il cerchio attorno al fuoco si strinse, anche gli ospiti vennero invitati a sedersi tutti più vicini. La notte era insolitamente placida, ben pochi a Barovia avrebbero pensato di poterla trascorrere all'aperto.
Era il momento del Doroq, in cui ci si scambiano racconti e leggende, storie del passato e storie di fantasia, storie di avventura e storie di paura. Vista la presenza di alcuni ospiti fu proprio Madame Janette, comodamente seduta sul suo scranno, con voce alta e decisa, a prendere per prima la parola.
Volle raccontare una storia terribile e molto nota nel Clan, la storia di una giovane e bellissima donna che osò insultare e sfidare gli Zarovan di Barovia e della terribile maledizione cui essi per vendicarsi la condannarono in eterno:

Jacqueline Montarri crebbe nel borgo di Krezk, imparò l'arte del furto e presto superò i suoi maestri. Già in giovane età divenne uno dei vagabondi più abili di Barovia, ed anche una delle donne più belle. Jacqueline scoprì che la sua bellezza cominciava a svanire leggermente all'avvicinarsi dei tuoi trent'anni. Minuscole linee cominciarono ad apparire intorno agli occhi, e i primi, pochi, capelli bianchi si mostrarono tra i suoi, corvini. Per Jacqueline, che era orgogliosa della sua bellezza e del potere che le dava sugli uomini, questo cambiamento era insostenibile. Sforzandosi di trovare un qualche modo di preservare la sua bellezza, Jacqueline viaggiò fino al campo Vistani situato sulle sponde del fiume Ivlis. Trovò Madame Eva, l'allora matriarca degli Zarovan di Barovia, e pregò per avere qualche rimedio per rimanere per sempre giovane e bella. Quando l'anziana si rifiutò, Jacqueline si offrì di comprare il segreto per lei, promettendo di rubare per lei qualunque cosa potesse desiderare. Ancora, Madame Eva rifiutò, dicendole che i segreti dei Vistani non sono in vendita. Ciò fece infuriare la disperata ladra. In un attimo, afferrò la vecchia e le poggiò un coltello sulla gola. Non appena un leggero rivolo di sangue sgorgò dal collo di Madame Eva, Jacqueline pretese il suo aiuto. Con calma, Madame Eva le disse che c’era un modo per assicurarsi che la sua bellezza non svanisse mai, la vecchia disse che avrebbe trovato ciò che cercava nella libreria di Castel Ravenloft. Il sollievo inondò la ladra di Krezk, pensando che l’oggetto dei suoi desideri era a portata di mano. Il fatto che doveva andarlo a rubare nel castello del sinistro signore di Barovia non significava nulla per lei. In modo da assicurarsi che la vecchia non potesse tradirla, Jacqueline tagliò la gola di Madame Eva. Lasciando il corpo indietro, fece scivolare il suo coltello nel fodero e svanì nella profonda notte Baroviana. Se si fosse presa la briga di guardarsi dietro, avrebbe notato un sorriso maligno sul volto della donna morta. Jacqueline non sprecò tempo nel prendere la via del minaccioso castello. Non comprendendo pienamente gli orrori che abitavano nella grande struttura di pietra, scalò le mura esterne e attraversò il parapetto, entrando nella fortezza attraverso il campanile. Esplorando le oscure sale del grande castello in cerca della libreria, non si accorse dell’ombra silente che seguiva di nascosto i suoi passi. Alla fine, la ladra trovò quello che stava cercando. Cautamente, scivolò nella libreria e cominciò ad esaminare i tomi e i volumi che erano allineati sugli scaffali della grande stanza. Ma non appena allungò una mano per prendere un libro dai ripiani, si pietrificò al suono di una risata maligna dietro di lei. Girandosi, si trovò faccia a faccia con il Conte Strahd Von Zarovich che l'attendeva e non le lasciò vie di fuga. Jacqueline venne stordita e perse i sensi, quando i suoi occhi si riaprirono, scoprì di essere in una grande gabbia che oscillava avanti e indietro, un carro che scendeva per la stretta strada di Castel Ravenloft in direzione del villaggio di Barovia. Il carro si fermò al centro del villaggio. Un alto ed oscuro uomo scese dal sedile del guidatore e suonò un triste e rumoroso richiamo in un corno di ferro. Appena la gente del villaggio si radunò attorno, il guidatore brandì una pergamena. “Si porta a conoscenza che “, lesse, “questa donna è stata scoperta attraversare le stanze di Castel Ravenloft. Per ordine di Strahd Von Zarovich, signore di Barovia, lei è messa a morte. Affinchè altri, che volessero seguire un tale stupido comportamento, tengano conto del suo fato. “ Detto ciò, l’uomo aprì la gabbia e trascinò Jacqueline fuori. Lottò per liberarsi, ma si scoprì troppo debole per opporre un’effettiva resistenza. Piangendo e supplicando per la grazia, fu obbligata ad inginocchiarsi e la sua testa fu posta su un ciocco di legno. Sotto lo sguardo attento della gente di Barovia una grande ascia fu portata avanti e Jacqueline Montarri venne decapitata.
Quando la folla silenziosa si disperse, una rappresentante del clan Zarovan si fece avanti. Raccontò la storia della morte di Madame Eva e chiese che il corpo della ladra fosse dato indietro ai parenti della donna assassinata. In nome del Conte, il boia acconsentì, e la donna portò via il cadavere mutilato. Per parecchi giorni, la Vistani lanciò intricate magie sul corpo. Quando, una settimana dopo la sua morte, Jacqueline fu riportata in vita. Quando le tornò la percezione, scoprì che era chiusa in fondo ad un grande vardo. I vestiti con cui era morta, la tunica di cotone e i pantaloni scuri che preferiva quando andava a rubare, non c’erano. Ora, era vestita dei colori accesi e scompigliati delle donne Vistani. I capelli erano legati indietro con una corda rossa, una larga benda cremisi circondava il suo collo, e i pesanti odori di profumi esotici le scendevano intensamente addosso. Con orrore, Jacqueline realizzò che quelli erano gli stessi vestiti che Madame Eva indossava quando la uccise. Non c’erano segni di sangue sopra, ma i motivi e le decorazioni cuciti sopra erano inconfondibili. La sua mente si annebbiò, Jacqueline provò a ricordare gli eventi che l’avevano portata in quel luogo. Ricordò il suo incontro con Madame Eva ed il suo tentativo di svaligiare Castel Ravenloft. Con un fremito ricordò la sua cattura da parte del Conte, con un’ondata di gelida paura ricordò gli eventi che seguirono. Vide la carrozza, il boia e gli abitanti del villaggio di Barovia. Ricordò perfino l’ascia che cadeva la bruciante oscurità che seguì. Jacqueline sapeva che doveva essere morta. Non c’era modo per cui lei potesse essere sopravvissuta alla decapitazione. In qualche modo gli Zarovan l'avevano riportata in vita. Ma era vita? Terrorizzata, considerò la possibilità che potesse essere un qualche tipo di orrendo non morto. Un controllo veloce rivelò che sia il battito che la respirazione erano normali, così lei mise da parte la paura che non fosse più veramente viva. Certa che qualunque fato l'antico Clan avesse in mente per lei sarebbe stato terribile, decise di fuggire, attingendo alla sua esperienza da ladra per aprire facilmente la porta del carro e scivolando silenziosamente nella notte. Con sua sorpresa, era proprio sola. Non c’era traccia del comitato d’accoglienza che si aspettava di trovare fuori dal carro. Invece, un’ampia radura si estendeva intorno a lei. Gli Zarovan erano stati là, tanto la cosa era evidente dai falò spenti, ma erano ormai lontani. Tranquillizzata, e più che un po’ confusa, Jacqueline lasciò la radura dietro di lei nell’evenienza che i Vistani potessero tornare. Attraversò velocemente la Vecchia Strada di Svalich e scoprì che non era lontana da casa sua. Con il cuore più leggero, accellerò il passo verso Krezk. Le vie del borgo erano quasi deserte, e Jacqueline arrivò all’ingresso di casa sua senza difficoltà. Scivolò dentro e sbarrò la porta dietro di lei. Cercando di dimenticare gli incubi degli ultimi giorni, accese un fuoco e cominciò a scaldare un po’ d’acqua per lavarsi. Decise di dare un ultimo sguardo allo stravagante abito che indossava prima di bruciarlo nel fuoco. Si mise davanti ad uno specchio d’argento e lasciò uscire un urlo di terrore che alcuni dicono può essere ancora udito nei vicoli di Krezk. Nello specchio, vide la flessuosa figura alla quale era abituata. Le sue lunghe, snelle braccia e gambe, tanto in forma e muscolose quanto quelle di un atleta, erano abbellite dal costume gitano che indossava. Il suo volto comunque, era raggrinzito e vecchio. Difatti, la testa sul suo corpo non era nient’altro che quella di Madame Eva. Disgustata, Jacqueline stracciò l’abito colorato, sganciando di fretta bottoni e ganci. Tolse la corda dai suoi capelli, e scoprì che le sue solite trecce arrotolate erano diventate di un ispido grigio. Ma fu soltanto quando tolse il nastro dal suo collo che la reale enormità della Maledizione degli Zarovan si rivelò. Non appena il nastro cremisi cadde dal suo collo, la stanza sembrò inclinarsi all’impazzata intorno a lei. Ebbe la sensazione di cadere e provò inutilmente a riprendersi. Quando riuscì di nuovo a focalizzare, vide la sua nuova testa che sembrava le sorridesse dal pavimento, mentre sul suo collo non sentiva nient’altro. Va comunque lodata la volontà di ferro di Jacqueline Montarri che non perse la ragione immediatamente. Invece, provò a calmarsi e a cercare di capire la maledizione che gravava su di lei. Per esempio, scoprì che poteva controllare il suo corpo normalmente, perfino senza testa. Quando sollevò la raggrinzita testa della vecchia Vistani e la poggiò sul suo collo, cadde di nuovo sul pavimento. Solamente quando la poggio sul suo collo e la legò con il nastro di velluto, questa rimase ferma. Quando alla fine Jacqueline accettò quello che le era successo, giurò di spezzare la maledizione. Scovò di nuovo il campo dei Vistani e chiese di sapere cosa le aveva fatto. Per la maggior parte, le sue uniche risposte furono risate e sbeffeggiamenti. Infine la Raunie, che si dichiarò essere l'erede di Madame Eva, si degnò di parlarle. Lei era aspra, come uno poteva ben eccepire, e sembrava deliziata per la sofferenza che bruciava l’anima di Jacqueline. Disse alla ladra che la sua unica possibilità di liberarsi della maledizione era di trovare la sua testa originale e rimetterla al suo posto. Se questa fosse stato fatto, il desiderio della ragazza di eterna giovinezza e bellezza sarebbe stato esaudito. Quando Jacqueline chiese di sapere dove fosse la sua testa, la  donna rise e andò via. Nei tanti anni passati da quel giorno, Jacqueline aveva imparato molte cose sulla sua maledizione e le sue sottili ramificazioni. La più importante di queste, forse, è che lei può indossare le teste staccate di altri allo stesso modo di quella di Madame Eva. Inoltre, ha scoperto che comincia a sviluppare terribili mal di testa se indossa la stessa testa per più di tre giorni di fila. A causa di ciò, ha accumulato, con una serie di brutali omicidi, una grande collezione di teste in un periodo di molte decadi. La maggior parte delle teste di Jacqueline sono scelte per le loro conoscenze e per le loro attrattive fisiche, dato che la donna è in grado di acquisire ogni tipo di abilità appartenesse alla sua vittima. La stessa vanità che l’ha condotta a sfidare Castel Ravenloft l’ha portata a creare una collezione delle più belle teste che uno può immaginare. Passa innumerevoli ore a truccarle, cambiare le pettinature e ad agghindarle, ha fondato la Compagnia del Vardo Rosso, mercanti e furfanti senza scrupoli che viaggiano per ogni terra in cerca di oggetti preziosi, rari ed insoliti, celando il loro vero fine, cioè scoprire dove sia realmente tenuta nascosta la vera testa di Jacqueline Montarri.

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